... e incursioni di Sbronzolo...
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lunedì 10 marzo 2014

... e poi torniamo a vivere... (parte 2)

“si, farti mangiare…” dice mà.
Sono sempre più perplessa. Ok, ho sentito di cene servite da personale più o meno discinto. E ho anche sentito di cene servite usando persone come piatti (beh, l’ho pure visto in Sex and the City… e Sam era strafiga in quella scena!!!) ma come pietanza…
Leggono la mia perplessità.
“mà, forse è il caso che le spieghi meglio… sarebbe brutto perderla, guarda che corpicino!!!” dice il ragazzone dandomi una pacca sul culo.
“ehi! sono contraria ai rapporti troppo stretti con i datori di lavoro!”
Ridono. Di gusto. Ma non era una battuta. Ho già perso un posto a causa di sguardi troppo penetranti che si sono trasformati in penetrazioni di altro tipo… mannaggia… ed era un posto ben pagato… certo c’è da dire che il capo ne valeva la pena: un corpo da sballo che sapeva usare in modo egregio!
“mmmm…” pensa, mà pensa… “la mia idea è di preparare un cibo particolare… si tratta di una pasta che si accordi con il gusto di chi la serve…”
Uddiu… mi sta sorgendo un dubbio su dove vuole andare a parare questa.
“ecco, sì… la mia idea sarebbe di assaggiare il tuo gusto e fare in modo, con bilanciamenti particolari dei gusti, che la pasta si accordi con te. e poi servirvi in tavola, te e la pasta, in modo che i commensali possano avere un po’ di lei e un po’ di te. ovvio che per questo dovrai essere pulitissima, ma non disinfettata, cioè, si dovrà sentire il tuo sapore caratteristico. ovviamente non dovrai mangiare pesce per almeno una settimana prima della performance che sennò non è possibile armonizzare… spero tu abbia un buon sapore” aggiunge con un sorriso.
Beh, si, avevo capito bene. Questi sono fuori come poggioli!!!
“mà, guarda… non so se me la sento. cioè, voglio dire… la cosa è… sembra sexy, e anche divertente… però…”
“stai tranquilla, ti assaggio solo io. da vicino, intendo. poi loro assaggeranno te solo come condimento… e come piatto, ovviamente, che non potrei presentare in altro modo che su di te.”
La mente mi si popola di immagini… scabrose! Lei tra le mie cosce. Il ragazzone che ci guarda, con una mano impegnata. Me su quel tavolone con della pasta appoggiata sulla pancia… a meno che non voglia offrirla in modo più… spinto…
“approfondiamo un attimo… com’è che dovrei fare il piatto???”
“io ti vedo semiseduta sul tavolo, piedi appoggiati, gambe aperte… il grosso della pasta sulla pancia e un po’… beh, dentro di te, così il condimento è servito direttamente dal contenitore…”
E sorride sorniona…
Mentre parlava sono diventata rossa, viola, verde, blu… già solo il pensiero mi eccita e mi imbarazza…
“non posso… no, no, no….” faccio gesti di diniego con le mani facendo passi indietro verso la porta… mi vedo già sfrecciare via con il mio bolide quando le due manone del ragazzone mi si piazzano sui fianchi.
“non scappare, bocconcino. Sono curioso da morire di sapere se si può fare l’idea di mà… sono curioso se il sapore del tuo corpo può passare alla pasta, se viene buona, se viene uguale… certo dovrò assaggiarti per capirlo… io assaggio tutte le creazioni di mà”
E mentre dice tutto questo mi spinge in avanti costringendomi verso il tavolo e avvicinando le labbra al mio orecchio.
“… e ora assaggerò… affonderò la lingua dentro di te, per capire come sei… e lo farà anche mà, che poi andrà in cucina a cercare la giusta armonia… e allora ti assaggerò un po’ meglio…”
Le manone dai fianchi, senza che me ne renda conto sono arrivate ai polsi. Mà si è piazzata davanti a me e mi ha slacciato i jeans sfilandoli facilmente dai piedi lasciando cadere le mie ballerine.
“no, non voglio essere la vostra pietanza!”
Con gesto rapido mi ritrovo col busto piegato in avanti, la pancia distesa sul tavolo, le mani dietro la schiena nella stretta della manona del ragazzone che con l’altra mano mi accarezza la schiena alzandomi la camicetta.
“lo sapete che questa è violenza sessuale, vero?!?” dico in un filo di voce con una lacrima che mi scia la guancia, facendo appello a un minimo di senso etico.
“bocconcino… guarda che ti paghiamo dopo, anche per l’assaggio…”
“ma, cazzo!, ma non potete cercarvi una escort??? Quelle sarebbero sicuramente eccitate all’idea!!!”
“pure tu, bocconcino, sei eccitata all’idea…” gongola come un pazzo passandomi una mano tra le gambe e infilando un dito sulla fessura. “sei fradicia come mà mentre cucina!”
Mi chiedo cosa intenda se mà sudi parecchio o se gode fisicamente mentre cucina. Ma non sono lucida a lungo, dato che il suo dito ha incontrato il mio clitoride e ha iniziato a stropicciarlo rudemente.
Cerco di opporre una debole resistenza ma tra un lamento e un mugugno… prevalgono i mugugni. Maledizione! Le situazioni un po’ rudi mi eccitano sempre!
Sento il peso sulle braccia spostarsi. Sento la mano allontanarsi dalle cosce. Sento un respiro sulle natiche nude ed esposte.
“fatti assaggiare…” è la voce di mà che arriva dall’altezza della mia fessura.
Senza molti preamboli le sue dita allargano la mia intimità e la lingua si insinua dentro. Si agita, zampilla, spinge. Mi scappa un gemito. La lingua si ritrae, le labbra si avvicinano. Aspira.
Una sensazione strana mi prende nel basso ventre.
Rumore come di tappo, una sensazione di risucchio. Un dito si insinua in me. E si agita. Poi due. Gemo.
“si, così, che devi produrre un po’ più umori, sennò non riesco a comporre…”
Il piacere sta iniziando a crescere e mi faccio sempre più liquida.
“brava, ora ne raccolgo un po’”
Sento qualcosa entrarmi dentro, è freddo e non particolarmente grande. Lo muove avanti e indietro continuando a stimolarmi e facendo crescere la mia voglia di godere.
“fatto, ora puoi continuare tu” dice mà con un piglio burocratico. Mi stappa e vedo cosa stava usando: un barattolo di vetro con un collo sottile, quasi una bottiglia di quelle della birra ma con un vetro più sottile. Mette un tappo di sughero e girandosi va via come se io no fossi nemmeno lì, come se non fossi mai esistita, con la mia voglia appesa e il mio piacere a metà. Mi ha lasciato lì con il ragazzone dietro di me. Quello che ha detto che ho un bel culo.
Oio… no, spetta… ho voglia… però…
“no… mà… non lasciarmi con lui…”
Niente, non ha nemmeno sentito. È sparita dietro la porta che presumo porti alla cucina.
“non devi avere paura di me…”
Di nuovo la manona tra le mie cosce… ho un brivido di paura: se il ragazzone è tutto proporzionato e ha una mezza idea di usare la sua dotazione mi sa che non sarà una passeggiata! Speriamo non abbia strane idee…
“tranquilla…”
Sento di nuovo un alito caldo sulle natiche. E una lingua sapiente che affonda.

...to be continued...

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