... e incursioni di Sbronzolo...
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giovedì 31 maggio 2012

Il mio capo - cap. 1


“Giada, vieni nel mio ufficio!” Il mio capo. Così sicuro, così perentorio…
“Eccomi” alza appena lo sguardo per guardarmi velocemente. “Sotto la scrivania!”
Sorrido, oggi sarà una bella giornata.
Mi inginocchio ai suoi piedi, slaccio la cintura e apro i pantaloni. Da quando gli ho regalato quei boxer con il bottone davanti, ne ha comprato uno stock per facilitarmi. Infatti li apro con la stessa facilità con cui apro i pantaloni… e così non corro nemmeno il rischio di sporcarglieli, con il rossetto, con la saliva o con qualche altro liquido più o meno denso…
Mi trovo davanti un bel sesso eretto, ora che l’ho liberato si staglia contro la camicia bianca. Potente e in attesa. Non resisto mai davanti a questa visione: devo leccare… mordo piano la base, e appoggio la lingua, con la mano appoggiata sul lato opposto a spingerlo leggermente verso di me.
Su, su fino alla punta. Arrivo in cima e imbocco piano… solo il glande.
Come risposta sento un sospiro e una mano si appoggia sulla mia testa, a farmi capire che va bene quello che sto facendo. Quindi ripeto.
“Paola? Venga nel mio ufficio!”
Stesso tono perentorio. Perché ha chiamato Paola? Gli do un morso un po’ più forte.
“Mi dica?”

mercoledì 30 maggio 2012

Il risveglio


Com'è bella quando dorme... è forse ancor più bella che da sveglia.
Si muove un po'. Sta sognando. Un sorriso. Starà sognando quello che c'è stato ieri sera?
Il nostro turbinio di sensazioni, di calore, di forza... l'odore dei nostri corpi, il sapore del nostro sudore, del nostro sesso...
Che voglia avrei adesso... avrei voglia di svegliarla e ricominciare da capo.
Ma non posso, non devo. Lei deve dormire ancora un po', per rimettersi in forze e dedicarsi ancora più di prima al il mio sesso...
Però.... però.... è così bella, così calda, così profumata...

Frutta


“Entra, accomodati, togliti le scarpe: questa casa è shoeless”
Cavolo, avevo messo i miei sandali più belli per essere alta come lui ed avere un aspetto più slanciato… ora, senza tacco, sarò come siamo tutte noi donne quando scendiamo dai tacchi: papere senza alcuna grazia…

Che casa particolare, non me l’aspettavo da lui. Tutto bianco e grigio e minimalista fino all’eccesso. È quasi asettica. Ed io che pensavo di trovare un ambiente accogliente, musica soffusa, luci basse. Tutto quello che serve per ammaliare una donna, invece… invece niente: luce accecante, niente musica, muri spogli, tutto impersonale. Mi sa tanto che su quest’uomo mi ero proprio sbagliata…

“Vieni, ti faccio fare il giro della casa”. La musica non cambia: minimalismo, bianco, grigio, acciaio, luci. Mah. Nello studio, unica nota che si allontana dal minimalismo assoluto, una mega libreria stracolma di libri. Ma anche la scrivania… cristallo e acciaio. Non potrei mai vivere in una casa così!
“Hai una casa particolare” azzardo “Decisamente minimal. Non so se riuscirei a viverci”
“In effetti, non ci sono quasi mai, viaggio tanto per lavoro, lo sai. Uso praticamente solo lo studio e la camera da letto. E appunto, questa è la camera”. Apre l’ultima porta e qui la situazione è decisamente diversa: accogliente, luce soffusa, profumo di uomo, lenzuola colorate nei toni del marrone, letto di legno, armadio, quadri alle pareti. Una camera normalissima di un uomo single. Un ambiente dove ci si può sentire a proprio agio.

martedì 29 maggio 2012

Il pacco


“Buongiorno, qui il corriere espresso. Ho un pacco da consegnare. Trovo qualcuno nel pomeriggio, verso le sei?”
“Sì, certo, buongiorno! Sarò a casa. Alle sei va benissimo!” Che bello! È arrivato il mio pacco! Aspettavo con ansia questa consegna!

Campanello. “Si?” “Corriere espresso, signora!” “Primo piano, grazie”
Sarò in ordine? Machissenefrega! Devo ricevere un pacco, non essere bella per il fattorino…
Apro la porta. Infarto! E sono vestita così?!?!? Mapporc!
“Ciao! Speravo che fossi tu! Ma temevo un’omonimia…” Un sorriso disarmante. L’uomo per cui in vita mia ho provato la più forte attrazione fisica. Lì, davanti alla mia porta! E io sono in tutona da ginnastica, calze antiscivolo, pinza in testa, senza trucco… l’antisexy per eccellenza! Vorrei sprofondare!
Per fortuna sono brava a dissimulare! Sorrido e “Ciao! Che bello vederti! È una vita!”  “Tre anni e quattro mesi. Circa”
Ha tenuto conto?!?!

La Piscina


A me piace andare in piscina, e vicino all'ufficio c'è una piscina olimpionica, con anche la vasca per i tuffi e per l'estate c'è una vasca esterna.
Sono tanti i colleghi che per muoversi un po' ne approfittano.
L'azienda è grande, c'è vasta scelta di maschi, per tutti i gusti. Onestamente ce n'è un paio (uno in particolare) con cui quattro capriole le farei volentieri.
Beh, nuotando nella stessa corsia può succedere che ci si tocchi se uno va in una direzione e l'altro nell'altra, e a volte ci si ritrova sul bordo per riprendere fiato.

E' successo così.
Tranquilla, stavo ultimando la mia 25° vasca. Mancava poco alla fine del mio allenamento. Mi basta 1 ora e non sono particolarmente veloce. Solo che quel giorno ero distratta, mi succede a volte di nuotare pensando ai fatti miei, a quello che vorrei fare e a dove vorrei essere. E in quel momento non ero certo in vasca con la testa! Infatti, ancora una bracciata e "Ahia!".
"Oddio, scusa, ero distratta..."
"Tutto ok... mi hai ferito a morte, ma non c'è problema. Muoio qui solo per un minuto..."
Tolgo la mascherina, spalanco gli occhi e lo guardo. E' il mio collega. Che non conosco se non di vista.
Mi guarda e scoppia a ridere.
"Ci hai creduto???”
Ma che ingenua che sono a volte…
E mentre faccio questo pensiero sento una mano sul fianco che si allunga verso la schiena. “A che punto dell’allenamento sei?” mi chiede. “Mi mancano 3 vasche” “Che ne dici di smettere? Ti va un aperitivo? In azienda sei così inavvicinabile…”
Accetto. Usciamo. Io per prima. Sento i suoi occhi fissi sul mio corpo, sul mio culo mentre salgo la scaletta. Mi tocca una caviglia. Un brivido mi percorre la schiena.
“Ti basta un quarto d’ora per la doccia?” “Sì, tranquillo, sono veloce.”
Ho il cuore che batte a mille! Ma che diavolo! Mi sono eccitata perché mi ha toccato una caviglia?!?!
Mi lavo, mi asciugo, mi incremo, mi metto solo un po’ di matita negli occhi, che dopo la piscina sono accaldata e non potrei truccarmi. Sono vestita in un battibaleno. Respiro, mi guardo allo specchio e sono fuori. Lui è lì che mi aspetta. “Non pensavo che ce l’avresti fatta…” e mi mette un braccio attorno alla vita.
“Dove mi porti?” “In un posto che sicuramente non conosci”
Saliamo in macchina. Musica lounge a basso volume, sembra quasi una scena preparata.
Parliamo un po’ dell’azienda, il solito chit-chat, conosci questo, conosci quello, cosa ne pensi di… Nulla di impegnativo, insomma. Prende un telecomando e inizia ad accostare. Lo guardo con aria interrogativa. “Beh, parcheggio, no?!”
Sì, parcheggia. E’ il parcheggio sotterraneo dello stabile dove abita.
Scendiamo e mi indirizza all’ascensore. “Scusa, ma non dovevamo andare a prendere un aperitivo?” “Infatti” risponde.