... e incursioni di Sbronzolo...
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martedì 13 maggio 2014

Rosa, Rosae, Rosae... era così???

"dai... mi manchi.... vieni a trovarmi!"
Le amiche di lungo corso... Puoi fare quello che vuoi, ma prima o poi ci si rivede, ci si re-incontra, ed è tutto come prima.
Con Giovanna è stato così. Ci siamo trovate grazie a Facebook dopo esserci perse da milioni di anni, ed è stato come se quei milioni di anni fossero passati in un respiro, come se il mio ultimo "Ciao Giovi, ci vediamo alle prossime vacanze" fosse stato veramente pronunciato solo ieri. Invece...
Quelle vacanze non ci sono state. Le famiglie hanno deciso diversamente. E noi ci siamo perse.
Potenza dei social network!
Sono su un aereo diretto a Roma. Mi verrà a prendere a Fiumicino. Spero di non sbagliare uscita come mi è invece capitato l'ultima volta che sono stata qui. Ho girato per mezz'ora all'interno dell'aeroporto senza capire dov'ero e senza trovare chi mi aspettava!
Giò si è trasferita nella capitale per lavoro, come tanta altra gente. E' contenta, ma non è proprio come a casa. Durante il tragitto verso casa sua parla e parla. E io seguo e poi blatero senza sosta. Quando ci vediamo siamo come le ruote dei mulini: senza posa, senza tregua, parliamo in continuazione, ridendo come ragazzine e muovendoci come se avessimo l'argento addosso.
Che bello tornare adolescenti!
Giovanna ha un bell'appartamento, confortevole quanto basta per sentirsi al sicuro, arredato quanto basta per sembrare casa. C'è anche la camera degli ospiti, ma per questo weekend dormiremo insieme. Il nostro primo pigiama party!!!
"Domani ti porto in giro per la città. Poi la sera ti presento un gruppo di amici... sono simpatici. Ci divertiremo!" questa la sua buonanotte.
Roma è sempre Roma... la prima volta che ci ero stata mi era sembrato che fosse troppo, troppo di tutto. Troppo pieno, troppo stancante, troppe cose, troppa gente, troppi monumenti. Troppo. E infatti ero stata contenta di andarmene. Ero rimasta 10 giorni e mi sembrava come di aver mangiato troppo. Era un'indigestione di cultura e monumenti.La seconda volta ho visto un lato della città più umano... più vero. L'ho vissuta più con calma, senza affanni da turista in fuga, senza preconcetti solo per assorbire più che potevo del suo potere, del suo calore, della sua generosità. E sono stata bene. E non volevo andarmene.
Chissà come sarà ora. Mi stupirà di nuovo, ne sono certa.
Con Giovanna si va alle mostre moderne, a vedere i luoghi che sono stati set cinematografici (che a Roma si fa prima a vedere i luoghi che NON sono stati set cinematografici...), si va a vedere il roseto.
E qui, al roseto, mi immergo nel mio mondo.
"So che ti piacciono, è il mese giusto, non potevo non portartici..." sorride sorniona la mia amica.
Mi perdo tra le rose, guardando, annusando, contemplando.
Chiudo gli occhi e infilo il naso in un fiore, assaporando il dolce profumo di nettare che sprigiona e sono altrove.
"Non si vive di sole rose, sai? Per quanto siano belle e incredibili..."
Alzo il naso dal mio sogno e vedo un uomo che mi guarda.
"Ti ho osservata... sembravi una bambina in un parco dei divertimenti, avevi gli occhi come stelle mentre passavano dai cartellini dei nomi ai fiori..."
"Si, mi piacciono, sono un'appassionata, è vero. E mi diverte cercare di capire il nesso tra il nome e il fiore, se ce n'è uno..."
"Ma non si vive di solo rose... lo sai vero?!?" incalza lui.
"Non ho mai detto che sia così."
"Allora vieni con me. Non chiedere niente. Non pensare niente. Vieni solo via con me." dice mentre allunga una mano nella mia direzione.
"Io... sono qui con la mia amica..." dico girandomi e indicando Giovanna su una panchina intenta a leggere un libro.
"Dille che ti porto via, che ti porto in un sogno, che ti farò perdere come ti sei persa in quella rosa... dille che ti riporto qui domani, a questa stessa ora..."
Non so cosa, ma qualcosa nei suoi occhi, nella sua voce, nel suo sorriso, nel suo calore mi fa credere in lui. Qualcosa muove una delle mie corde interne. Qualcosa mi fa restare senza fiato.
Apro la bocca un paio di volte per parlare ma non riesco ad articolare niente. Intanto lui si avvicina e con la mano prende la mia.
"Andiamo..." e mi conduce verso Giovanna.
"Te la riporto domani. Qui. A quest'ora. Stai tranquilla. E' al sicuro."
Giovanna ha alzato lo sguardo dal suo libro e ascolta. Guarda lui, poi guarda me. Fa per parlare, io faccio un cenno con la testa, lieve, impercettibile, quasi solo un respiro. E, non so come, sono tranquilla. E lei è tranquilla.
"A domani, allora" dice e torna al suo libro.
La stretta alla mia mano si fa dolcemente più salda e vengo portata via da questo sconosciuto, quest'uomo che mi ha ammaliato.
Con un guizzo penso che sia come il pifferaio magico, e mi auguro di avere una bella avventura!

... continuerà???...

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