Oggi mi tocca la spesa al super. La lista che mi ha dato la
mia compagna è allucinante, lunghissima. E odio fare la spesa. Ma lei non
poteva. Ci si sacrifica per amore, no?
Dunque… la verdura, presa. Pasta, presa. Sugo, preso. Ora il
latte e lo yogurt.
Dove diavolo è il banco frigo???
Ehi, carina quella… capelli ricci, raccolti, scuri… beh,
raccolti, con sto caldo mi pare il minimo, ciocche scomposte le sfuggono dallo
spillone a formare come un’aureola intorno al viso. Un bel viso, un bel corpo!
Camicetta un po’ aperta sulla scollatura, si appoggia sui fianchi a coprire la
gonna elegante lunga fino al ginocchio. Un po’ di tacco. Dev’essere appena
uscita dall’ufficio.
È tanto presa da quello che sta scribacchiando al cellulare
che nemmeno guarda dove va. Sorride al suo telefono… un sorrisetto asimmetrico,
carino, a labbra chiuse. Malizioso. Qualcosa mi dice che stanno parlando di
sesso…
Arriva al frigo, alza lo sguardo, cerca la sua preda e in
bilico su un piede, tutta allungata e protesa verso l’alto cerca di afferrare
una confezione da quattro di latte. Una statua. In precario equilibrio, ma una
statua. La camicia si è alzata a scoprire un pancino piatto e ambrato, si è già
esposta al sole, direi… chissà se lo prende in topless… Non posso non aiutarla!
“Serve una mano?”
“Grazie… in effetti… magari!”
Con facilità mi allungo a prenderle la confezione che stava
puntando, nel farlo senza volere le sfioro il corpo e annuso il suo profumo, sa
di donna, di fiori e di fresco.
“Grazie!” un sorriso disarmante si allarga sul volto. Gli
occhi brillano luminosi e le ciglia lunghissime da bambi li incorniciano.
Pietrificato. Sono pietrificato. E lei non curante dell’effetto che ha
provocato con quello sguardo si gira e se ne va.
La seguo con gli occhi. Ancora finché non gira l’angolo
della corsia. Prima di svoltare si gira e mi lancia uno sguardo dedicandomi un
sorriso.
Riemergo dal torpore e continuo a fare la spesa.
Ok ho depennato tutto dalla lista. Via in cassa che non ne
posso più!
Dove diavolo avrò parcheggiato la macchina… ogni volta la
stessa storia!
Toh… è lei… non lontana dalla mia macchina, con il suo
cestino pieno di spesa. Sembra un giocoliere in equilibrio su un filo:
borsetta, cestino, e testa infilata nel cellulare…
Aspetta che forse…
SBAMM
“Oddio, mi scusi tanto… non l’avevo vista!”
“Tranquilla, è colpa mia, guardavo altrove… come al solito
non trovo la macchina…” dai, ok, è una tecnica un po’ consumata, ma lo scontro
casuale… non può non andare a segno!
“Ma…” alza lo sguardo. Chiude il cellulare e lo infila in
borsa. Mi fissa diretto negli occhi. “Io cerco sempre un punto di riferimento…
e cerco di parcheggiare sempre nella stessa zona”
Sorride nel riconoscermi. Si tocca il collo per asciugare
una gocciolina di sudore… oddio è sensualissima! Gli occhi di nuovo luminosi.
“Vede? Il mio punto di riferimento è sempre la terza
colonna. Stavolta ho avuto fortuna e ci ho parcheggiato proprio a fianco.” Nel
dirlo si avvicina alla macchina, tuffa una mano nella borsa da Mary Poppins e
cerca le chiavi. Contenta come una bambina le tira fuori e bip bip magicamente
la scatoletta si apre.
“Fortunata davvero! Serve una mano con le borse? Svuotare il
cestino?” nel dirlo lascio il carrello e sfilo dal cestino le borse piene.
Dalla dimensione e dal peso esiguo dev’essere single.
Arrossisce. Carina.
“Grazie… non serviva, sul serio… già mi ha aiutata prima,
poi l’ho anche tamponata e ora mi aiuta con le borse… io…”
“Non si preoccupi, può venire ad aiutare me con le mie!”
rispondo sorridendo e facendo un cenno verso il carrello. Mi guarda, sgrana gli
occhi, guarda il carrello.
Scoppio in una fragorosa risata. “Sto scherzando, non si
preoccupi! Però se ha un attimo di pazienza che le carico in macchina, magari
per farsi perdonare mi può offrire un aperitivo!” tanto stasera sono solo a casa
e nessuno controlla a che ora rientro…
Mi mette una mano sul braccio. Si avvicina. Stringe
leggermente le braccia… ora posso vedere meglio la curva del suo seno nella
scollatura della camicetta.
“Solo se l’aperitivo lo prendiamo da me…” dice con voce melliflua.
Si, decisamente, prima e forse anche adesso stava parlando
di sesso ed è ancora eccitata da quello che si dicevano. Chissà con chi era…
con un amante, con uno sconosciuto, con il suo compagno lontano… o magari stava
scambiando commenti piccanti con un’amica, chissà.
“Molto volentieri… io porto le patatine” con gesto plateale
pesco da una delle borse un mega sacchetto di patatine. Verrò sgridato per non
averle comprate, ma non ha importanza.
Salgo in macchina e seguo la sua. Chissà cosa mi aspetta.
Sto pregustando l’attesa. E il mio compagno tra le gambe dà già strattoni
pensando di poter essere chiamato in causa… azzz non ho profilattici… devo
stare buono. Mica è detto che si lasci avvicinare!
La raggiungo sul marciapiede. “Che dici, ci possiamo dare
del tu?”
“Certo, io sono Genny” “Luca”
Saliamo in ascensore parlando del più e del meno, che lavoro
fai, che sport pratichi… le solite cose.
L’appartamento è piccolo e accogliente. Forse un po’ caldo.
“Scusa, sono via da stamattina e non è che posso lasciare
tutto aperto. Ma in un minuto si rinfresca, tranquillo.” Si toglie le scarpe,
entrando e appoggia la borsetta e le borse della spesa su un tavolino accanto
alla porta. Come un fulmine fa il giro della casa aprendo finestre, scostando
tende e sistemando un ventilatore.
“Ecco. Meglio. Ti va bene del vino?”
“Certo. Dove hai i bicchieri?”
Oddio, si è girata e piegata praticamente infilandosi dentro
il frigo. Ho la visuale completa sul suo culo inguainato nella gonna stretta e
la camicia si è staccata completamente dal corpo… non ha il reggiseno. Due
coppe meravigliose si delineano in controluce sulla camicetta grazie alla luce
del frigo. Il mio amico dà uno strattone violento. Non posso resistere…
Mi avvicino, la casa è piccola e dall’ingresso al frigo sono
2 passi.
“Posso aiutarti” dico con la voce più sensuale che ho mentre
appoggio il mio bacino al suo culo… la mia erezione al suo scultoreo culo, lì
dove si delinea appena la separazione tra le chiappe.
La mia mano va al suo fianco e scorre fino alla vita.
Non sembra disdegnare, dato che non si è mossa di un
millimetro da quando mi sono avvicinato.
Allungo la mano lungo la schiena, seguo la colonna, arrivo
al collo. Intanto spingo leggermente il bacino contro il suo culo.
Si gira. Occhi negli occhi.
“Alzami la gonna almeno…” una voce un po’ roca
dall’eccitazione.
Non aspettavo altro.
Con entrambe le mani alzo la gonna. La vista completa sul
culo scultoreo decorato dal cordino del perizoma che si infila sfacciato appena
sotto la curva.
Mi inginocchio e con un colpo abbasso il perizoma che si
sfila di botto dal suo culo facendole fare un urletto. La mia lingua è già tra
le sue gambe quando le sospingo le caviglie per farla aprire di più.
Mi dedico alla fessura. Il profumo di donna è inebriante. E
il sapore è conturbante. La sua figa morbida e depilata è un sogno. Infilo la
lingua a fondo nella sua fessura. Le piace. Sospira e geme.
Non posso resistere… Avvicino un dito e lo scorro nella
fessura… arrivo al clitoride e lo stimolo un po’…
“Dai… ho voglia…” la voce trasformata di lei mi raggiunge e
ravviva ulteriormente la mia erezione, neanche fosse necessario.
In un istante mi alzo e slaccio i pantaloni, che cadono a
terra seguiti dai boxer. Metto la mano su una chiappa, per allargarla un po’,
con l’altra indirizzo il mio sesso verso il suo, piego leggermente le ginocchia
e …… sono dentro di lei, accolto dal calore del suo corpo, avvolto dalla carne
morbida della sua figa, le orecchie piene del suo gemito liberatorio e
soddisfatto.
Afferro i fianchi e mi faccio un po’ di spazio, muovo il
bacino lentamente a destra e sinistra, per farle capire che la strofinerò fino
a lassù. Poi inizio a muovermi. Lentissimo. Mi sfilo, completamente. Poi
affondo veloce, colpisco il fondo del suo sesso. Lei geme e sussurra un “Oh, sì…”. Di nuovo mi ritraggo lentissimamente. E di
nuovo affondo veloce.
Le mie mani ora sui suoi fianchi. A tenerla. Che non sfugga…
non voglio che mi sfugga. Voglio entrare dentro di lei. In profondità. Ancora e
ancora e ancora e ancora e ancora…
I colpi veloci si susseguono infiniti, sempre sfilandomi
piano per farle sentire tutta la mia lunghezza. Lei inizia a gemere più forte e
si avvicina all’orgasmo.
Con una mano corro al suo clitoride, mi piego leggermente su
di lei per raggiungerlo meglio.
Non appena le mie dita la toccano lei freme e alza il tono
dei gemiti.
“Così, sì, continua…”
Strofino e strizzo questo bottoncino magico.
“Ancora, sì, non smettere…. Ci sei… lì…. Ooohhhhh”
E l’orgasmo la pervade sconvolgendo il suo corpo,
scuotendolo come sbattuto dal vento… come sbattuto da me… Non mi fermo, però…
io non ho ancora finito.
Tolgo la mano e mi raddrizzo e ora i miei affondi accelerano
ancora di più. Ho voglia di godere. Non mi curo di farle sentire dove e cosa,
non mi curo che senta piacere, ora tocca a me.
E dopo alcuni minuti interminabili in cui lei continua a
gemere e a usare i muscoli della vagina per darmi ulteriore piacere,
strizzandoli e rilasciandoli, vengo, copiosamente, infinitamente… dentro di
lei, con un ultimo colpo violento sbattendo con forza sul suo bel culo…
Le mie dita hanno lasciato segni evidenti sul suo corpo.
Mi sfilo. Sospiro. Si tira su.
“Grazie, ne avevo proprio bisogno…”
“E’ la prima volta che una donna mi ringrazia… Grazie a te.
Io… non ti ho chiesto… prima di…”
“Tranquillo, non corri pericoli. Prendo la pillola… Mi
chiedevo… pensi che potremmo replicare? Un’altra volta, intendo…”
“Anche tra qualche minuto se vuoi!”
E scoppiamo a ridere di gusto, mentre lei si sfila
completamente gonna e camicetta…
Devo decidermi a cambiare super dove ci sono scafali più alti. E aiutare le signore a caricare la spesa sull'auto. Con la fortuna che mi ritrovo
RispondiEliminase mi va bene trovo i mariti, o delle signore settantenni.
Come sempre riesci a coinvolgermi nei Tuoi splendidi racconti con i ben conosciuti risultati finali. (5 contro 1)
Grazie per l'apprezzamento dei miei commenti