Clima,
mentalità, comodità...qualunque sia il motivo, è l'indumento
preferito dalle ragazze. Le note del reggaeton ne immortalano
l'effetto sui maschi: verrebbe davvero da ululare come lupi alla luna
al guardare certi culetti inguainati sovrastare cosce ambrate, libere
e scoperte al sole.
Dopo
le prime settimane di trambusto per trovare sistemazione e lavoro, ho
cominciato ad appassionarmi alla vita sociale, alle donne più che
altro. Cuba è matriarcale. Non per volontà o orgoglio: per
necessità. Gli uomini, soprattutto nel sottobosco di famiglie
numerose e disagiate, sono inaffidabili. Troppo intenti a correre
appresso a calentico più o meno giovani, persi nell'alcool o, ancor
peggio, in iniziative di nessuna utilità e futuro. Temprate matrone
reggono le redini di famiglie in cui, di passaggio, transitano uomini
di varia e dubbia capacità.
Donne
di carne e sangue: ammaliano, irretiscono, affascinano sia lo
sprovveduto turista che il maschio che desiderano. Quando una cubana
vuole: prende. Dalla timida commessa alla zorra più spregiudicata,
sanno perfettamente come far cadere un uomo. Liberamente e senza
troppi scrupoli né di costume né di mentalità.
Come
lo so? Sono caduto addosso a Celia.
Celia
ci porta frutta e verdura dalla fattoria che gestisce assieme al
marito. Poco fuori città, verso Santa Marta. Arriva ogni due giorni
circa con il suo carico di papaya, banane, mango, fagioli e scarica
quanto ci serve.
Lei,
tutto lei fa. Sessanta chili scarsi di forza nervosa e un sorriso
genuino. Solo quando parla del marito si imbroncia ed impreca. Per il
resto, sempre vista sorridente...L'aiuto nel portare la merce alla piccola dispensa del paladar, pochi viaggi e le provviste sono a posto:
"Bevi
una papaya con me?", sono le nove di mattina, altro non
scenderebbe per la gola.
"Devo
fare ancora tutto il giro di consegne, ma un po' di fruta bomba la
bevo volentieri con te, sfigato italiano"."Perché sfigato?", iniziando a frullare il frutto per estrarne il succo energetico...un po' di ghiaccio...
"Ma proprio alla Isla dovevi finire?! A lavare piatti per quel cabron di Giorgio...tu sei tutto matto amico mio...", lucida del primo sudore mattutino con i capelli raccolti e quegli occhi di pece che mi guardano dall'alto dell'ampia canotta che rivela il reggiseno. Poggiati i gomiti al tavolo, agguanta una cannuccia in attesa del bicchiere che le sto preparando...
"Ahahahah sarà solo un breve periodo, ho dei progetti..."
"Ahhh se avessi un dollaro per ogni volta che ho sentito quella frase, sarei ricca e vivrei in Marina Hemingway invece che spaccarmi braccia e mani nei campi...."
Come
o meglio della caffeina, la papaya sveglia e toglie ogni torpore. Il
livello dei bicchieri scende lento e, delle consegne, Celia non pare
sentire così urgenza. Siamo soli e il discorso butta al sesso:
"Uno
come te, chissà quanti calentico avrà appresso...", succhiando
la cannuccia con malizioso vezzo
"Ma
che dici, ho occhi solo per te Celia..", una frase buttata lì,
null'altro."Avresti dovuto vedermi quando ero giovane: c'era la fila di ragazzi che mi volevano in fidanzata...."
"Sei splendida...in canottiera...peccato il reggiseno", lo sguardo di Celia cambia e si accende. E' un'immagine vivida ancora impressa nella mia memoria. Un semplice complimento, una pretesa maliziosa e il desiderio che le guizza negli occhi.
Compie
pochi gesti e finisco la papaya guardandole il seno al vento,
succhiare la cannuccia per terminare il bicchiere. In ciabatte e hot
pants.
Le
tette morbide e piene, i capezzoli sporgenti e ritti. Abbandona il
corpo alla spalliera della seggiola, passandosi l'unghia sul bottone
dei pantaloncini, un piccolo tocco ed è slacciato. L'orlo azzurro
delle mutandine è offerta di ben altri succhi.Flessuosa si alza e si siede allargando le cosce sulle mie...percepisco l'odore del suo corpo e del suo alito di papaya...mi ondeggia sull'inguine e con la mano carezza i miei pettorali sotto la maglietta...
Da
spettatore a attore è un istante! La mia lingua avvinta alla sua nel
bacio, le nostre labbra che si rincorrono e si schiacciano. Con i
denti preme lieve il mio labbro inferiore e la mano arrotonda la
cappella della stoffa dei miei bermuda. Avvampa l'irresistibile
urgenza di togliere ogni tessuto per avere il contatto delle nostre
carni. Mi slaccio e, sollevandola, mi abbasso ogni cosa, libero il
mio cazzo immediatamente stretto nel ruvido abbraccio della mano. Le
tolgo la seconda pelle degli shorts, strappo quasi l'azzurro delle
mutandine per avere la piena visione della sua fica. Un nido di peli
la copre lasciando spuntare solo labbra morbide e gonfie. Un lago di
calda voglia accoglie il mio dito. Con la mano irrigo il morbido
tappetino di peli e fili trasparenti luccicano al sole sotto la
tettoia. Arretra e siede al tavolo con le gambe aperte orgogliosa di
farsi ammirare e lieta di vedermi arrapato, pronto a fotterla.
"Fammi sentire se scopi come un cubano...la papaya è buona, la pinga è meglio. Quiero jugo de pinga..."
Appoggio l'uccello al vello, ne colgo la morbida carezza sulla cappella gonfia e lucida. Celia mi afferra i glutei e con energia mi attira a sé. In un'unica mossa penetro nel ventre. Mi trattiene in fondo, sciolto nell'abbraccio della fica. Le agguanto ruvido un seno, lo stringo in mano e mi guarda con aria di erotica sfida. Irrigidisco le anche per dare ulteriore forza al mio uccello in lei. L'attiro sul bordo per averla tutta spalancata sulle mie cosce. Raccolgo la provocazione: i movimenti, iniziati lenti e profondi, aumentano di velocità e la sua bocca schiusa rivela anche di efficacia. L'espressione del suo volto incita la furia dei miei lombi: vuole essere sbattuta. Io voglio solo accontentarla...
Le
gambe del tavolo scricchiolano rumorose dell'assalto alla fica di
Celia e competono con i nostri gemiti. Le lingue agganciate nel
bacio. “Scopami, riempimi di pinga sfigato italiano”. Ancora
provoca! Cazzo, ora basta! Persa ogni cognizione del tempo, mi punto
sulle sue chiappe e senza sosta, con il corpo lucido di sudore, muovo
il cazzo senza sosta. Voglio...deve urlare di piacere...unghie mi
artigliano la schiena, le sue. Braccia mi afferrano il collo e mi
stringono alla sua bocca, le sue. L'urlo silenzioso mi trafigge in
gola, il suo. Cosce rigide stringono i miei fianchi e li avvincono,
le sue. Singulti di piacere esplodono e la sua bocca arida va in
cerca d'aria per riempire polmoni....
Vengo
tra labbra gonfie e pulsanti del suo orgasmo. Erutto fiotti di caldo
seme nel corpo accogliente e soddisfatto di Celia...
Molle
e lento abbandono cosce liquide e ricche di me...la guardo ancora a
cosce aperte riprendere il controllo di sé. Il fiato è grosso, la
mente annebbiata dal piacere, uno strano rumore giunge alle mie
orecchie: clap clap clap....
Yailin
è lì, appoggiata allo stipite della porta, non so da quanto. Mi
guarda indifeso, l'erezione che va sgonfiandosi, cerco di coprirmi
con la mano in un rigurgito di ironico pudore. Non smette di
guardarmi, sono in imbarazzo! Celia, indifferente, appoggiata alle
braccia dietro la schiena...
”Non
scopi come un cubano...non ancora...”. Confuso sul vero senso della
frase, cerco i boxer mentre Celia non si muove dalla sua statuaria
esibizione. Una voce arriva da Yailin che s'allontana: “Pulite che
altrimenti Giorgio s'incazza!”
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