Me lo chiedi… lo vuoi.
Come tutti gli uomini. Mi è successo sempre.
Mi avete, avete il mio corpo, le mie mani, la mia bocca…
Ma no! Non basta! Voi volete di più! Sempre.
E io non mi dono.
Il mio retro, il mio posteriore, il lato B… insomma, il
culo per me è una cosa di immenso valore.
Non è una cosa che può prendersi chiunque. E’ un dono, il
dono più grande che posso fare.
E non è certo una cosa che hanno avuto in molti. Anzi. E
loro erano speciali. Molto. Immensamente.
Però… anche tu sei speciale. Tanto. In un modo che ancora
non conoscevo.
Il tuo modo di fare, discreto ma deciso, le tue incursioni
nel mio cervello, sul mio corpo…
Tutto è speciale.
E mi fai sentire bene.
E mi vuoi. Vuoi tutto di me.
E io continuo a dirti che non sono pronta. E lo sai… sai
il valore che metto in questo atto. È una cosa privata, segreta, solo mia. Per
questo donarlo è un gesto così difficile.
Non ho mai capito le donne che concedono subito tutto. Che
senso ha? È come svendersi.
Ma io… io dono. E ho deciso che è giunto il tempo. Anzi,
che è giunto il momento. Quello che c’è tra noi merita questo dono.
Così ci diamo appuntamento nel solito posto. Mi baci e mi
guardi. Vedi che ho uno sguardo strano, una luce particolare negli occhi, ma
non dici niente. Ti limiti a guardarmi con quello sguardo inclinato, un po’
sopra e un po’ sotto gli occhiali…
Raggiungiamo l’albergo e facciamo il checkin… anche se
ormai ci conoscono sono sempre un po’ tesa ed imbarazzata quando sono qui alla
reception… è chiaro cosa siamo venuti a fare, è evidente… e il ragazzo al banco
non fa una piega, ci regala il suo solito sorriso e ci da la chiave. La stessa
camera. Mi chiedo se lo faccia apposta o se è il caso che ci dà sempre lo
stesso numero. Il 38. Ultimo piano in fondo al corridoio. Lontano da sguardi e
orecchie indiscrete. Con la finestra che dà sul retro, verso il niente. Così
possiamo tenere le tende aperte e stare nudi e muoverci in stanza senza alcun
problema.
Varcata la soglia mi spoglio. Le tue mani mi aiutano, accarezzando
il mio corpo sfilandomi i vestiti, incrociandosi con le mie che sfilano i tuoi,
le lingue allacciate in un bacio profondo e intenso ma dolce. Un antipasto del
pranzo che stiamo per fare.
Nuda. Nudo. Un passo indietro. Mi guardi.
“Carina” me lo dici inclinando la testa. Vuol dire molto
di più della semplice parola. Lo so benissimo. Lo so perché lo dici quando
passi la mano sulle mie cosce… “Carina” … quando mordi i miei seni… “Carina” …
quando baci il monte di venere… “Carina”… quando assaggi la mia eccitazione…
La tua bocca attaccata al mio sesso beve alla fonte del
mio piacere. Le tue dita tormentano un capezzolo tirando e torcendo mentre gemo
e la mia voglia cresce…
La senti. Mi vuoi. Mi prendi. Con decisione. Con forza…
Dalla mia gola suoni indistinti, segnali del mio piacere.
Non so mai dire quello che desidero, quello che voglio. Ma devo riuscirci. Tu
non lo chiedi mai mentre mi prendi. Lo fai prima, quando parliamo. Lo fai dopo
quando ci riprendiamo. Un po’ come se fosse un argomento di conversazione. Lo
fai per mettermi a mio agio con l’argomento.
“Prendimi…” è la prima parola che mi viene… tra una spinta
e l’altra…
Mi guardi. Perplesso.
“Lì… dietro… prendimi… fai piano…” la voglia che ho di
averti, di donarmi, completamente mi fa implorare… “Ora… piano…”
Ti illumini alle mie parole. “Oh, mia diletta…”
Ti sfili da me e scendi con la bocca al mio sesso. Mi
penetri con la lingua e ti inumidisci le dita di me. Poi scendi piano. Ruoto il
bacino il più possibile alzando le gambe per metterti nella condizione di poter
accedere a me più facilmente, e metto le mani sotto i glutei, allargando piano.
La tua lingua esplora tutta la zona tra il mio sesso e la rosellina per poi
dedicarsi solo a quest’ultima. Spingi sui muscoli per allentarli. Lo senti che sono
tesa, nonostante io mi voglia donare. Ma non hai fretta. Ti piacciono i regali
e ti piace gustarteli. Quindi lavori con la lingua sul muscolo e avvicini un
dito. Spingi piano continuando a leccare. Sono stretta. Te lo aspettavi. E
inizi a girare piano con il dito. Con cautela allarghi il buchino, lo adatti,
lo convinci a cedere…
“Respira, mia diletta… rilassati di più…”
Hai ragione, sono tesa. Respiro e allento. E tu infili un
altro dito…
Allontani il viso per guardarmi. Mugolo. Non sono stata in
silenzio un attimo. Non mi concedo, ma non vuol dire che io non apprezzi. E mi
guardi forse un po’ sorpreso.
Stai continuando a lavorare sul mio buchino. Mi vuoi, ma
sai che così ancora non sono pronta, e non vuoi farmi male. Ci tieni che il
giocattolo non si rompa… né nel corpo né nello spirito.
L’altra mano va a stuzzicare il mio sesso, il clitoride,
le labbra. Due dita si infilano piano, lì dove prima c’era il tuo sesso. Gemo
più forte e inarco la schiena. Le tue dita mi frugano. Il mio corpo vibra…
“Ora tu…” dico tra un gemito e l’altro, in un sussurro.
“Ripetilo”
“Ora… prendimi ora… ti voglio… dietro…”
Sfili le dita dal mio corpo. Ti avvicini e punti il sesso
sul mio buchino. Sei in ginocchio davanti a me. Il mio sedere sollevato dal
cuscino e dalle mie mani che ancora tengono aperte le natiche.
Con una mano mi prendi un fianco, con l’altra ti
indirizzi. Spingi forte per un tempo breve.
Urlo piano. Anche se mi hai preparata il dolore lo sento
sempre. Comunque. Il mio corpo rifiuta questa pratica. Anche per questo è un
dono.
Sei fermo. Appena infilato in me. Aspetti e mi guardi.
Ondeggi dolcemente col bacino, ruotando, allargandomi.
“… oh… prendimi… ora…” dico in un filo di voce cercando se
possibile di ruotare e avvicinare il bacino verso di te.
Mi afferri con entrambe le mani ai fianchi e inizi a
spingere. Piano. Inesorabilmente. A fondo.
E mi guardi.
Gemo e inarco la schiena, accogliendo il tuo sesso dentro
di me. Desiderandoti e pentendomi allo stesso tempo. Gemendo dal dolore e dal
piacere. Perché è lì la questione. A metà tra dolore e piacere. E tu arrivi. In
fondo. Dentro. E ti fermi.
Io respiro.
“Tutto bene?”
Ansimo… “… sì …”
Allora inizi a muoverti dentro di me, a scorrere, a
possedermi. Dapprima con lunghi affondi e lunghe estrazioni. Gemendo con me, respirando
con me. Poi le tue dita si serrano sulla mia carne. Gli affondi si fanno più
intensi, più veloci.
Il brivido di averti dentro mi fa perdere.
“Toccati!” mi ordini.
La mia mano corre al clitoride e inizia a strofinare
forsennatamente, disperatamente. Ho bisogno di godere. Ne ho bisogno per capire
se sto provando dolore o piacere. E intanto tu continui a penetrarmi con
vigore.
“Sto… oh… sto per…” mi si smorzano le parole in gola.
“Da brava… vieni…”
Di colpo esplodo in un orgasmo dimenticando il fastidio di
averti dietro. Gemo e contraggo i muscoli. E’ un segnale per il tuo corpo che
reagisce facendo esplodere anche il tuo orgasmo.
Con un gemito. Dentro di me. Dietro. Nel mio culo. Nel mio
dono. A te…
Molto molto eccitante.
RispondiEliminainvitante....
RispondiEliminatalmente tanto che penso sia dedicato....a me!
RispondiEliminaMah... un dono ad un ammiratore anonimo????
EliminaChi lo sa....
Carina!...la storia, intendo! :-)
RispondiEliminaGrazie!
EliminaBenvenuto!