... e incursioni di Sbronzolo...
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venerdì 28 settembre 2012

Il Blog - cap. 2


Che strana cosa l'affinità d'anime... com'è che si diceva? Affinità elettive.
Le sensazioni restano appiccicate addosso come l'umidità nei giorni bigi.
Il tempo ha un valore relativo mentre il pensiero torna ai momenti trascorsi insieme. Insieme a lui. All'amico di penna.
Che strana cosa l'affinità d'anime...
I primi giorni sono quasi di silenzio: la mente ha bisogno di sedimentare e allineare, non vuole lasciare che l'istinto o la pancia decidano come archiviare l'accaduto, che lo mettano tra i ricordi speciali da guardare con nostalgia o con rimpianto. E' sicuramente un bel ricordo, ma va assimilato con distacco, va digerito, va archiviato. E' una cosa speciale, un momento magico. Ma è necessario dargli la giusta dimensione, non ingigantirlo, non idealizzarlo, non sognarlo languidamente.

Le settimane scorrono. Le mail affluiscono, le chat continuano. Ogni tanto qualche allusione...
"Ho letto l'ultimo post... e io lo so che tu sei veramente così... :)"
L'amicizia è ormai un'amicizia. Serena, calda, intensa, consolatoria e complice.
E' inevitabile. Il web dà questo meraviglioso beneficio di anonimato e distanza. E' facile aprirsi, rivelarsi, lasciarsi andare.

Chat
"Devo dirti una cosa..."
"Dimmi"
"... vengo di nuovo in trasferta..."
"EVVAI!!! riusciamo a vederci?"
"Speravo dicessi così...  :D"

Questa volta, grazie ad una maggiore organizzazione e complicità il tempo a disposizione è maggiore: un pomeriggio. Un intero pomeriggio in compagnia del mio amico.
E non so che genere di pomeriggio sarà. Non so cosa voglio da questo pomeriggio. Non so cosa vuole lui. La confidenza ormai è cresciuta ancora di più, ci raccontiamo cose intime, private, i nostri problemi e i nostri pensieri. Sono mesi che ci scriviamo, che chattiamo, che ci telefoniamo…
Con la confidenza è cresciuta l’amicizia. Ma c’è sul fondo il ricordo di quel bacio… fugace, improvviso, inatteso, non pianificato…
E quel pensiero fa venire strane congetture, illazioni, voglie, prospettive… anticipazioni su questo prossimo incontro.
Sono indecisa su come organizzare il pomeriggio, se organizzarlo, se prevedere una visita alla città, un museo o una merenda pic-nic in un parco cittadino… o se farlo venire a casa mia, e in questo caso indecisa se preparare un pomeriggio tranquillo a fare chiacchiere sul divano o se aspettarmi altro… Difficile, difficile, difficile…

Tesa, eccitata, nervosa… così mi sento al pensiero che sta per arrivare.

“Pronto?”
“Sono uscito ora dall’autostrada… dove ti vengo a prendere per andare a casa tua?”
oddio… ha deciso lui… casa mia… respira…
“Troviamoci in piazza XY, dovresti arrivarci tra circa 40 minuti… Sarò lì”
“Ok… mi verrebbe da chiederti come ti riconosco… ma io so già come sei fatta… ah ah ah ah … sai… a dire il vero sono emozionato quanto l’altra volta….”
“Anch’io… te l’assicuro… Non vedo l’ora di vederti”
“Già… pure io… a dopo!”
“A dopo”

Non sto nella pelle, sono così emozionata che mi gira la testa.
Mi organizzo e mi incammino. All’orario stabilito sono in piazza e aspetto. E lui arriva.
Dietro al parabrezza della macchina vedo un sorriso luminoso e due occhi lucenti. E’ contento.
Si ferma a fianco a me. Salgo. Gli lancio un sorriso e sbaciucchio le guance.
“Vai dritto. Poi gira la terza a sinistra.”
Né ciao, né altro. Non serve.
Ho il cuore che batte all’impazzata. Sto stringendo i pugni e cerco di resistere e mantenere un contegno. L’unico suono nell’abitacolo è la mia voce che scandisce le indicazioni.
Arriviamo, parcheggia, scendiamo, apro il portone, chiamo l’ascensore.
Silenzio.
Entriamo. Premo il sesto piano. Le porte si chiudono. Gli occhi negli occhi. Ardenti. Bramosi.
In un attimo le bocche si incontrano, le mani esplorano i corpi, avide, curiose, mani curiose e audaci, mani calde, mani piccole, mani inevitabili, mani insaziabili. La voglia che cresce e si amplifica, il calore nell’ascensore che aumenta, la frenesia che attanaglia e muove.
Si aprono le porte, i corpi sono un groviglio. La chiave compare, apre. La porta si spalanca e si richiude. La borsa cade. Le scarpe spariscono. I bottoni si slacciano. La cintura si allenta.
I vestiti cadono, uno a uno, si sfilano, si strappano, volano.
Corpi premuti, schiacciati, spremuti, esplorati, assaggiati.
La frenesia si è ormai impossessata di noi e non riusciamo a resistere, a contenerci.
I baci voraci ci distruggono e non ci saziano. Le bocche vogliono di più. Le lingue vogliono di più. I corpi vogliono di più.
Ti stacchi un attimo, guardi in giro, guardi me.
Ansimo e faccio un cenno con la testa.
“La camera è là” è questo che significa il mio cenno. Ed è quello che volevi sapere.
Mi lasci e mi prendi per mano, mi trascini… La camera è là…. La camera è là…
La camera……. Siamo in camera…

1 commento:

  1. ma non può mica finire così... siete in camera, e poi??????

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