... e incursioni di Sbronzolo...
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lunedì 4 giugno 2012

Il mio capo - cap. 2


“Mentre qui invece devi compilare…”  “Ma sì, ma sì! Ho capito! Non serve che me lo ripeti ancora una volta!”  “Non è che…”  Bzzzzzzzzzz
“Giada? Tu e Paola nel mio ufficio!” click
Sembra un po’ contrariato…
“Eccoci” Eh, sì, è proprio contrariato. Gli si è formata quella rughetta in mezzo alla fronte… speriamo bene.
“Vorrei capire cosa è successo alla mia agenda!”
“Ho pensato di apportare delle modifiche, spero non le dispiaccia, così è più organica, esteticamente più bella e…” “Basta così! Giada, le hai dato tu il permesso?”
“No, capo, è stata una sua iniziativa. Io le avevo spiegato come doveva essere fatto.”
“E perché non hai seguito le istruzioni di Giada, di grazia?”  Ahi, questo tono non mi piace nemmeno un po’… l’ultima volta che l’ho sperimentato mi faceva male sedermi per 4 giorni…
“Io credevo… pensavo… nell’ottica di ammodernamento dell’ufficio che stiamo tenendo…”
“Zitta!” Ora è veramente furioso. “Giada, tu avevi la responsabilità di supervisionare il lavoro di Paola. Lei ha sbagliato. Ma hai sbagliato anche tu. Lo sai vero?”
“Sì, capo. Non ho scusanti. Avevo già messo in agenda la punizione.”


“?!? L’hai già messa in agenda?”
“Sì, alle 17.30: IPS.”  “Già, vedo, infatti volevo chiederti cosa diavolo fosse questo impegno che hai segnato come importante e improrogabile”
“Infliggere Punizione Segretarie… o schiave, come vuoi tu…”
Gli si allarga un sorriso… quel sorriso che ogni volta che è dedicato a me mi fa sentire bene, su un altro pianeta.
“Sei la migliore segretaria che io possa desiderare, Giada! E sei anche una brava schiava… Meriti un premio…” Nel dirlo si alza dalla scrivania e si dirige al divano. Dietro al divano.
“Vieni qui. Appoggia la pancia allo schienale.”  Sbottona i pantaloni. Slaccia i boxer.
Solleva la mia gonna. Sono un fiume di lava. Già solo quando ha sorriso ho iniziato ad eccitarmi, auspicandomi che stesse per arrivare qualcosa… sono fortunata. Lui sa cosa mi piace. E sa come darmelo. E sa come prenderselo. La sua mano si infila tra le mie gambe. Un dito nella mia vulva. Mi scappa un gemito.
“Sei fradicia, Giada… troppo fradicia! Paola! Asciugala! Usa la lingua!”
Paola si aspettava di venire punita, quindi stava dondolando nervosa da un piede all’altro in attesa. Penserà che la punizione sia tutta qui, ma conosco il mio capo. Conosco quello sguardo. Ha sicuramente in serbo qualcosa.
Lei si inginocchia dietro di me. Imbarazzata afferra le mie chiappe e si inclina per fare quanto ordinato dal capo. Non sono stronza. Cerco di aiutarla nel suo dovere. Quindi apro un po’ di più le gambe e giro il bacino verso dietro, così da offrirle meglio la mia umidità. Una lingua incerta si avvicina al mio clitoride e passa alla fessura. Cerca di asciugare, asportare l’umidità, succhiare. Il suo impegno però, come è ovvio, non viene ripagato… mi bagno ancora di più, a causa dell’involontaria stimolazione. E inizio a gemere.
“Basta così, Paola! Che diavolo! Ti ho detto di asciugarla, non di farla godere!”
Afferra Paola per i capelli e la adagia con facilità sullo schienale del divano alla mia destra e le alza la gonna vino alla vita. Per fortuna per una volta ha fatto come le avevo detto: si è depilata completamente ed è senza slip. “Resta ferma e non ti muovere! Mani sul cuscino davanti a te. Guarda Giada, questa è la posizione che devi assumere quando sei con la pancia sul divano!”
Paola mi guarda, lo sguardo a metà tra spaventato ed eccitato… esattamente quello che piace a lui.
“Sempre tutto da solo devo fare…” Prende un fazzoletto dalla tasca e me lo passa tra le gambe, asciuga la fessura, strofina il clitoride, lo infila nella fighetta… che si intrida bene e asciughi. Poi lo estrae di colpo. Brucia. Non faccio un fiato e mi mordo le labbra. “Ma non dovevo ricevere un premio?” penso… non era esattamente questo che mi aspettavo… ma eccolo il mio premio. Si piazza dietro di me, con le mani su entrambe le chiappe le allarga, e con un unico affondo spinge la sua erezione in fondo alla mia vagina. Non ho alcuna lubrificazione. L’attrito è forte. Non trattengo un piccolo grido.
“Che c’è Giada? Non ti piace il tuo premio?” dice mentre con vigore estrae e infilza la sua spada asciutta dentro di me. No, non mi piace, mi fa un po’ male…
Allo stesso tempo mette il fazzoletto intriso di me nella bocca di Paola. So cosa sta per succedere. Tutto sommato preferisco l’attrito…
La mano aperta del capo. Sulla chiappa candida di Paola. Ha mani grandi, forti, pesanti… ogni sberla è come una pala che atterra su carne morbida. A Paola non piace. L’avevamo già capito. Ma lui sa essere convincente: alterna le sberle a strofinate al clitoride. E intanto io comincio a produrre liquidi… di nuovo troppi liquidi… mi eccita vederla maltrattata, che ci posso fare?
Ogni sberla su di lei un affondo dentro me. Lei soffre, io godo.
Si estrae e strofina lei. Io soffro per l’attrito e lei gode per l’attenzione al clitoride.
Tra gemiti e urletti soffocati l’orgasmo sta montando in tutti e tre.
Ma lei doveva essere punita. Così gli intervalli in cui il clitoride veniva strofinato vengono sospesi. Gli schiaffi non sono più sulle chiappe… sono sulla fessura. In mezzo.
Ho sperimentato già questo genere di schiaffi… fanno godere. Ma poi guai a toccare il clitoride. E se lui è particolarmente eccitato… allora… allora diventa difficile sedersi.
Ha un anello, il mio capo. Sul dito medio. Uno di quegli anelli da uomo, grossi, con una parte centrale sporgente. E ora è eccitato. E furioso…
Si sfila da me.
“Sei troppo bagnata, Giada, così non va bene!” Strappa il fazzoletto dalla bocca di Paola e si accuccia dietro di me per ripetere l’azione di asciugatura. Di nuovo mi strappa un grido sfilando il fazzoletto da dentro di me. Lo ri-infila in bocca a Paola e senza troppo riguardo mi ri-infilza.
“Oh, così va bene… e ora… ora voglio proprio vedere… voglio godere…”
So cosa sta facendo: sta girando l’anello… ha messo la parte sporgente sul palmo.
Mani grandi. Una sberla data sulla fessura tra le chiappe copre tutto. Il clitoride, con la punta del medio. La pressione poi, allarga le chiappe. E l’anello colpisce con forza la zona del perineo… Dolore e piacere in un unico colpo.
Gli occhi di Paola si dilatano, sembrano quasi voler uscire dalle orbite al primo colpo. Le pupille si dilatano. È ancora più bella così… mi fa quasi rabbia.
Intanto io subisco gli affondi asciutti, cercando di convincermi di non bagnarmi perché lui non vuole… ma le lacrime si formano all’angolo degli occhi. E le stesse lacrime ha Paola.
No, con quelle chiappette secche e delicate altro che 4 giorni! Non riuscirà a sedersi per una settimana! Mi fa quasi pena…
Nonostante il dolore, l’orgasmo monta sia dentro di me che dentro Paola.
La stimolazione è molto superiore a una normale penetrazione, e una buona schiava trae piacere da un leggero dolore.
“Brave ragazze… così… oh, Giada, brava, stringi quei muscoli… sto per venire…”
Raggiungo l’orgasmo un attimo prima che il mio capo con un ultimo affondo scarichi tutta la sua eccitazione dentro di me, un attimo prima che Paola chiuda gli occhi gridando un urlo muto al soffitto alzando la testa all’ultimo colpo dell’anello sul perineo, un attimo prima che tutto il mondo si fermi attendendo il nostro orgasmo sincrono…
Adoro il mio capo… anche quando mi fa male…

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