“Mentre qui
invece devi compilare…” “Ma sì, ma sì!
Ho capito! Non serve che me lo ripeti ancora una volta!” “Non è che…” Bzzzzzzzzzz
“Giada? Tu e
Paola nel mio ufficio!” click
Sembra un po’
contrariato…
“Eccoci” Eh, sì,
è proprio contrariato. Gli si è formata quella rughetta in mezzo alla fronte…
speriamo bene.
“Vorrei capire
cosa è successo alla mia agenda!”
“Ho pensato di
apportare delle modifiche, spero non le dispiaccia, così è più organica,
esteticamente più bella e…” “Basta così! Giada, le hai dato tu il permesso?”
“No, capo, è
stata una sua iniziativa. Io le avevo spiegato come doveva essere fatto.”
“E perché non hai
seguito le istruzioni di Giada, di grazia?”
Ahi, questo tono non mi piace nemmeno un po’… l’ultima volta che l’ho
sperimentato mi faceva male sedermi per 4 giorni…
“Io credevo…
pensavo… nell’ottica di ammodernamento dell’ufficio che stiamo tenendo…”
“Zitta!” Ora è
veramente furioso. “Giada, tu avevi la responsabilità di supervisionare il
lavoro di Paola. Lei ha sbagliato. Ma hai sbagliato anche tu. Lo sai vero?”
“Sì, capo. Non ho
scusanti. Avevo già messo in agenda la punizione.”
“?!? L’hai già
messa in agenda?”
“Sì, alle 17.30:
IPS.” “Già, vedo, infatti volevo
chiederti cosa diavolo fosse questo impegno che hai segnato come importante e
improrogabile”
“Infliggere
Punizione Segretarie… o schiave, come vuoi tu…”
Gli si allarga un
sorriso… quel sorriso che ogni volta che è dedicato a me mi fa sentire bene, su
un altro pianeta.
“Sei la migliore
segretaria che io possa desiderare, Giada! E sei anche una brava schiava…
Meriti un premio…” Nel dirlo si alza dalla scrivania e si dirige al divano.
Dietro al divano.
“Vieni qui.
Appoggia la pancia allo schienale.”
Sbottona i pantaloni. Slaccia i boxer.
Solleva la mia
gonna. Sono un fiume di lava. Già solo quando ha sorriso ho iniziato ad
eccitarmi, auspicandomi che stesse per arrivare qualcosa… sono fortunata. Lui
sa cosa mi piace. E sa come darmelo. E sa come prenderselo. La sua mano si
infila tra le mie gambe. Un dito nella mia vulva. Mi scappa un gemito.
“Sei fradicia,
Giada… troppo fradicia! Paola! Asciugala! Usa la lingua!”
Paola si
aspettava di venire punita, quindi stava dondolando nervosa da un piede
all’altro in attesa. Penserà che la punizione sia tutta qui, ma conosco il mio
capo. Conosco quello sguardo. Ha sicuramente in serbo qualcosa.
Lei si
inginocchia dietro di me. Imbarazzata afferra le mie chiappe e si inclina per
fare quanto ordinato dal capo. Non sono stronza. Cerco di aiutarla nel suo
dovere. Quindi apro un po’ di più le gambe e giro il bacino verso dietro, così
da offrirle meglio la mia umidità. Una lingua incerta si avvicina al mio
clitoride e passa alla fessura. Cerca di asciugare, asportare l’umidità,
succhiare. Il suo impegno però, come è ovvio, non viene ripagato… mi bagno
ancora di più, a causa dell’involontaria stimolazione. E inizio a gemere.
“Basta così,
Paola! Che diavolo! Ti ho detto di asciugarla, non di farla godere!”
Afferra Paola per
i capelli e la adagia con facilità sullo schienale del divano alla mia destra e
le alza la gonna vino alla vita. Per fortuna per una volta ha fatto come le
avevo detto: si è depilata completamente ed è senza slip. “Resta ferma e non ti
muovere! Mani sul cuscino davanti a te. Guarda Giada, questa è la posizione che
devi assumere quando sei con la pancia sul divano!”
Paola mi guarda,
lo sguardo a metà tra spaventato ed eccitato… esattamente quello che piace a
lui.
“Sempre tutto da
solo devo fare…” Prende un fazzoletto dalla tasca e me lo passa tra le gambe,
asciuga la fessura, strofina il clitoride, lo infila nella fighetta… che si
intrida bene e asciughi. Poi lo estrae di colpo. Brucia. Non faccio un fiato e
mi mordo le labbra. “Ma non dovevo ricevere un premio?” penso… non era
esattamente questo che mi aspettavo… ma eccolo il mio premio. Si piazza dietro
di me, con le mani su entrambe le chiappe le allarga, e con un unico affondo
spinge la sua erezione in fondo alla mia vagina. Non ho alcuna lubrificazione.
L’attrito è forte. Non trattengo un piccolo grido.
“Che c’è Giada?
Non ti piace il tuo premio?” dice mentre con vigore estrae e infilza la sua
spada asciutta dentro di me. No, non mi piace, mi fa un po’ male…
Allo stesso tempo
mette il fazzoletto intriso di me nella bocca di Paola. So cosa sta per
succedere. Tutto sommato preferisco l’attrito…
La mano aperta
del capo. Sulla chiappa candida di Paola. Ha mani grandi, forti, pesanti… ogni
sberla è come una pala che atterra su carne morbida. A Paola non piace.
L’avevamo già capito. Ma lui sa essere convincente: alterna le sberle a
strofinate al clitoride. E intanto io comincio a produrre liquidi… di nuovo
troppi liquidi… mi eccita vederla maltrattata, che ci posso fare?
Ogni sberla su di
lei un affondo dentro me. Lei soffre, io godo.
Si estrae e
strofina lei. Io soffro per l’attrito e lei gode per l’attenzione al clitoride.
Tra gemiti e
urletti soffocati l’orgasmo sta montando in tutti e tre.
Ma lei doveva
essere punita. Così gli intervalli in cui il clitoride veniva strofinato
vengono sospesi. Gli schiaffi non sono più sulle chiappe… sono sulla fessura.
In mezzo.
Ho sperimentato già
questo genere di schiaffi… fanno godere. Ma poi guai a toccare il clitoride. E
se lui è particolarmente eccitato… allora… allora diventa difficile sedersi.
Ha un anello, il
mio capo. Sul dito medio. Uno di quegli anelli da uomo, grossi, con una parte
centrale sporgente. E ora è eccitato. E furioso…
Si sfila da me.
“Sei troppo
bagnata, Giada, così non va bene!” Strappa il fazzoletto dalla bocca di Paola e
si accuccia dietro di me per ripetere l’azione di asciugatura. Di nuovo mi
strappa un grido sfilando il fazzoletto da dentro di me. Lo ri-infila in bocca
a Paola e senza troppo riguardo mi ri-infilza.
“Oh, così va
bene… e ora… ora voglio proprio vedere… voglio godere…”
So cosa sta
facendo: sta girando l’anello… ha messo la parte sporgente sul palmo.
Mani grandi. Una
sberla data sulla fessura tra le chiappe copre tutto. Il clitoride, con la
punta del medio. La pressione poi, allarga le chiappe. E l’anello colpisce con
forza la zona del perineo… Dolore e piacere in un unico colpo.
Gli occhi di
Paola si dilatano, sembrano quasi voler uscire dalle orbite al primo colpo. Le
pupille si dilatano. È ancora più bella così… mi fa quasi rabbia.
Intanto io
subisco gli affondi asciutti, cercando di convincermi di non bagnarmi perché
lui non vuole… ma le lacrime si formano all’angolo degli occhi. E le stesse
lacrime ha Paola.
No, con quelle
chiappette secche e delicate altro che 4 giorni! Non riuscirà a sedersi per una
settimana! Mi fa quasi pena…
Nonostante il
dolore, l’orgasmo monta sia dentro di me che dentro Paola.
La stimolazione è
molto superiore a una normale penetrazione, e una buona schiava trae piacere da
un leggero dolore.
“Brave ragazze…
così… oh, Giada, brava, stringi quei muscoli… sto per venire…”
Raggiungo
l’orgasmo un attimo prima che il mio capo con un ultimo affondo scarichi tutta
la sua eccitazione dentro di me, un attimo prima che Paola chiuda gli occhi
gridando un urlo muto al soffitto alzando la testa all’ultimo colpo dell’anello
sul perineo, un attimo prima che tutto il mondo si fermi attendendo il nostro
orgasmo sincrono…
Adoro il mio capo… anche quando mi fa male…
Nessun commento:
Posta un commento
Vuoi dirmi qualcosa?